venerdì 10 giugno 2011

Ancora sulla punizione

Io resto sulle mie convinzioni. Quando certi sentimenti li hai dentro, la miglior punizione è sapere di avere sbagliato, ed è anche peggio dell'assenza.
Con una punizione inflitta dal padrone, la schiava ancora una volta è passiva, subisce ed è quindi di nuovo del padrone.
Ma se lei sente nel profondo il dolore tragico dell'averlo deluso, non esiste punizione più intensa. Neppure l'assenza. Perchè anche negare la presenza è esserci. Perchè stai male da morire a non sentirlo, ma non ti attivi per rimediare e capire. Lui ti ha detto "questo non mi piace, non lo devi rifare, per farti capire non mi senti per una settimana". Cosa crei tu padrone? Solitudine, là dove dovevi essere il Maestro, colui che guida e sostiene. La schiava nelle migliori delle ipotesi, piange, urla si dispera, spettegole con le amiche su quanto sia stato crudele il padrone, troverà chi la sostiene e chi la sgrida e intanto il tempo passa, mentre lei con i ricordi e i messaggi vecchi va avanti fino alla fine della punizione. Pace fatta. Sempre se va bene, alla prossima uguale occasione, si ricorderà del silenzio e farà attenzione a non ripetere lo stesso sbaglio. Forse. Perchè magari ha invece bisogno di un qualche giorno di tregua, perchè magari è talmente masochista, che si cerca il dolore anche di questo tipo.




Quando una vera schiava, anzi quando io leggo nei suoi occhi non l'orgoglio ma la delusione, l'inferno si scatena. Non perchè temo la punizione. Ma nemmeno ci penso a una punizione. Non stiamo giocando al ruolo.L'unica cosa a cui penso è "cosa ho fatto, in cosa l'ho deluso, come posso fare per non arrivare a commettere lo stesso errore..." ma cerco anche di capire se lo reputo davvero un errore. E poi condivido con lui i miei sentimenti, per capire, per farmi speigare quello che non capisco. E mentre ne parliamo io elaboro, penso, capisco, soffro, vorrei morire. E tutto questo va avanti a lungo, giorni a pensare come mai non ho agito nel modo migliore per renderlo felice. Tutta questa elaborazione pesa più di un silenzio e di una frustata. E soprattutto mi rende consapevole e parte attiva nel modificare il mio comportamente al fine di migliorare.
La punizione mi ricorda tanto il concetto cattolico della confessione. Posso commettere peccato, tanto poi mi confesso, mi prendo i miei 10 Pater Noster e la cosa finisce lì.
Questo non è il mio concetto di apprendimento. Se non sbaglio, non posso imparare. Se  ho paura di sbagliare, non riuscirò mai a sentirmi serena e libera di fare di tutto per donarmi a lui.
Credo profondamente in tutto questo, fa parte di me.

1 commento:

  1. ...........è la tua convinzione ed io la capisco e la apprezzo...rimango dell'idea che un periodo di assenza, commisurato al reato, sia doveroso...certo, deve seguire una discussione pacata e risolutiva!.......ma era poi cosi grave l'errore commesso?? Buon week end....E.

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