venerdì 10 giugno 2011

ho bisogno di vomitare un po' e questo è il posto migliore dove farlo e se proprio tu lo leggerai, ben venga!
dopo la mia decisione di chiudere, non ho sbandierato ai 4 venti il perchè. ne ho parlato solo con qualche amico di fiducia. ho preferito passare da stronza agli occhi del web, dove tu hai continuato a piangere per il tuo dolore immenso, falso quanto sei falso tu. nemmeno con te sono stata a dire il dettaglio di tutto quello che ho saputo. e non parlo di parole riportate. ho letto con i miei occhi! mah, prova un po' a chiederti anche tu chi è che ti sta attorno, quali persone sono degne di starti vicino proprio perchè uguali a te.
trovi che la mia sia calunnia? davvero? sei proprio sicuro? interessante, non sono avvocato ma direi che l'unico che ha agito in modo sporco qui sei tu.
tu come lo chiami andare da buona parte delle mie amiche e provarci in continuazione, ma non con la schiava, non sia mai detto, con la parte non schiava di lei... e già, perchè io ti avevo che era l'unica condizione che ti mettevo se mi volevi come tua schiava. essere l'unica schiava. davvero geniale tesoro. forse avresti dovuto studiare da avvocato, per quanto sei bravo a girare le cose a tuo favore.
a me non importa nulla chi sia stato a dirti quello che penso, fatto sta che è ovvio che ho riposto male la mia fiducia in qualcuno.
un consiglio, spassionato... ti servirebbe un bel quadernetto dove segnare tutte le cose che racconti e a chi, perchè per raccontarne tante di balle a tante persone, ci vuole una gran memoria. ma poi se lo scopre la tua compagna... non è prudente. vuoi dire che non ci sia un'app per queste cose? non posso credere che iphone non ci abbia pensato. oh ma forse il secondo numero privato che ti sei fatto non l'hai messo su un iphone, troppo caro. sarebbe invece stato intelligente, perchè sai, almeno se lo lasci per sbagli in giro, lei non capisce che è un altro telefono.
ah, scusa, un altro consiglio, bloccarmi con il tuo primo profilo non è stata un'idea geniale... scegli bene la tua schiava, deve essere imbranata con i pc e i cellulari, e poi è molto meglio che sia sposata, così ha poco tempo e te ne rimane parecchio per fare altro... ma ora sarai un vero master, dolce e duro, e quindi imporrai l'harem, dai! è la soluzione migliore. loro lo sanno, lo devono accettare, non ti rompono i coglioni con la fedeltà... è la soluzione perfetta.
tutto questo solo per dirti che quello che io ho saputo e rivelato a un paio di persone in cui credevo, lo sapevo da prima di dirtelo, te l'ho fatto in capire in tutti i modi gentili, ma eri troppo preso a tirarlo fuori...
buona vita, ma lasciami in pace per favore, basta mail di supplica e frasi da libro cuore... un po' di dignità, suvvia. sei pur sempre un master e un uomo. giusto?

Ancora sulla punizione

Io resto sulle mie convinzioni. Quando certi sentimenti li hai dentro, la miglior punizione è sapere di avere sbagliato, ed è anche peggio dell'assenza.
Con una punizione inflitta dal padrone, la schiava ancora una volta è passiva, subisce ed è quindi di nuovo del padrone.
Ma se lei sente nel profondo il dolore tragico dell'averlo deluso, non esiste punizione più intensa. Neppure l'assenza. Perchè anche negare la presenza è esserci. Perchè stai male da morire a non sentirlo, ma non ti attivi per rimediare e capire. Lui ti ha detto "questo non mi piace, non lo devi rifare, per farti capire non mi senti per una settimana". Cosa crei tu padrone? Solitudine, là dove dovevi essere il Maestro, colui che guida e sostiene. La schiava nelle migliori delle ipotesi, piange, urla si dispera, spettegole con le amiche su quanto sia stato crudele il padrone, troverà chi la sostiene e chi la sgrida e intanto il tempo passa, mentre lei con i ricordi e i messaggi vecchi va avanti fino alla fine della punizione. Pace fatta. Sempre se va bene, alla prossima uguale occasione, si ricorderà del silenzio e farà attenzione a non ripetere lo stesso sbaglio. Forse. Perchè magari ha invece bisogno di un qualche giorno di tregua, perchè magari è talmente masochista, che si cerca il dolore anche di questo tipo.




Quando una vera schiava, anzi quando io leggo nei suoi occhi non l'orgoglio ma la delusione, l'inferno si scatena. Non perchè temo la punizione. Ma nemmeno ci penso a una punizione. Non stiamo giocando al ruolo.L'unica cosa a cui penso è "cosa ho fatto, in cosa l'ho deluso, come posso fare per non arrivare a commettere lo stesso errore..." ma cerco anche di capire se lo reputo davvero un errore. E poi condivido con lui i miei sentimenti, per capire, per farmi speigare quello che non capisco. E mentre ne parliamo io elaboro, penso, capisco, soffro, vorrei morire. E tutto questo va avanti a lungo, giorni a pensare come mai non ho agito nel modo migliore per renderlo felice. Tutta questa elaborazione pesa più di un silenzio e di una frustata. E soprattutto mi rende consapevole e parte attiva nel modificare il mio comportamente al fine di migliorare.
La punizione mi ricorda tanto il concetto cattolico della confessione. Posso commettere peccato, tanto poi mi confesso, mi prendo i miei 10 Pater Noster e la cosa finisce lì.
Questo non è il mio concetto di apprendimento. Se non sbaglio, non posso imparare. Se  ho paura di sbagliare, non riuscirò mai a sentirmi serena e libera di fare di tutto per donarmi a lui.
Credo profondamente in tutto questo, fa parte di me.

giovedì 9 giugno 2011

Punizione

Il mio pensiero sul concetto di punizione è che sia un qualcosa di assurdo, nel vero senso della parola.
A me succede sempre di provare lo stesso turbinio di sentimenti nel momento in cui capisco di avere commesso un errore, di avere deluso qualcuno, di non corrispondere ad un'aspettativa. Mi lacero dentro. Provo un dolore talmente sconvolgente, da fare fatica immensa anche solo a respirare. È come se morissi. E non è un modo di dire. Se poi invece di trattarsi di una persona a cui semplicemente tengo, è il mio Padrone, tutto questo si amplifica.
Che senso ha infliggere una punizione fisica dopo tutto questo?
Che motivo usare i tot colpi di frusta per farmi pentire?
Basta quello sguardo, una parola detta, un accenno... ed io divento il nulla. E va avanti per giorni. E l'unico pensiero costante diventa come fare per evitare che accada di nuovo.

Dando per scontato che io sono masochista e che lui è sadico, come potrebbe essere punitivo il dolore? Certo l'intensità, il numero... Ma è come dire, sei stata brava ti faccio mangiare una pizza, sei stata cattiva ti faccio mangiare 10 pizze. Dove sta il nesso logico?
A me piace il dolore! Nei miei limiti temporanei, inflitto dal mio Padrone ovviamente. Quindi perché investire di negativo un qualcosa che ci fa sentire bene entrambi?
Creare tensione? Pensi forse che ci voglia qualcosa oltre a te, se ti ho scelto, per creare tensione? Pensi che ci voglia altro oltre ad una data e un orario per impazzire? E nei giorni tra una data e l'altra, pensi ci vogliano giochetti di minacce per farmi tremare l'anima e bagnare al punto di avere paura che si veda e si senta? Non ogni tanto, non quando ti sento.

C o s t a n t e m e n t e.


mercoledì 8 giugno 2011

Incipit

Amo gli incipit. Hanno dentro di sé una sorta di magia, sempre uguale nella loro intensità, eppure così diversi. Sono carichi di promesse. Quasi sempre le stesse. E tu ancora osservi, un po' spaventata, come quando eri bambini, sotto il lenzuolo a cercare di capire se le promesse delle prime righe saranno poi mantenute. Ma dentro lo sai che la probabilità di ritrovare quello sguardo sognante e rapito che ti regalano le prime righe è raro, tanto raro.


Ed è tanto piacevole lasciarsi cullare da quel "e se fosse" che vorresti restarci in quella carezza della speranza che nasce. Ineluttabile arriva anche il secondo capitolo. Arriva anche se non ci metti il titolo. Arriva anche se hai deciso di chiudere il libro per non restare deluso dal seguito. Arriva anche se vai a sbirciare il finale. Arriva anche se il finale te lo hanno già raccontato.

Quando leggi le prime parole di un libro nuovo, hai il sogno dentro. Di libri non adattati a te ne hai già letti troppi, ma anche quelli sono iniziati con parole che ti hanno fatto volare la mente dentro quei sogni che di notte non fai. 
E sono tante quelle parole, fiumi e mari, gocce e onde, semi e fiori. Già lo vedi arrivare il giardino, il parco, la  foresta. Ne immagini alcune piante, nate da quei semi. Alcune le hai già studiate e solo osservare la lobatura, vedi come sarà la pianta.
Ma inevitabilmente sai anche che quella pianta non verrà innaffiata con la stessa cura e attenzione. Sai che le pagine del tuo libro poi andranno avanti lentamente. Non ci sarà più il fiume in piena. Perchè le parole, sai, sono bastarde. Le puoi fare andare dove vuoi nella tua mente, e quando a loro ti sei abituato, quando oramai ne hai bisogno per vivere, loro non si fanno trovare, arrivano alla spicciolata, come una carezza attesa a lungo, un profumo che ti è rimasto nelle narici e poi si è nascosto nel cervello... ma lo sai bene, è sempre stato così in fondo.
L'incipt contiene tutte le promesse e le premesse che speri, ma le pagine degli altri capitoli contengono sempre meno dettagli, subentrano altri libri, altri racconti e la tua storia, inesorabilmente, ha un altro ritmo.
Eppure nell'inicpi c'era scritto che la trama sarebbe stata sempre serrata! C'è sempre scritto così, in fondo...


Intanto meglio mettere un segnalibro, perchè non ricordo a che punto ero arrivata a leggere... ah sì, quello in cui torna la normalità, il lettore è conquistato, l'autore è convinto che non se ne andrà, ma è molto più facile conquistare un nuovo lettore, che mantenere vivo l'interesso nel fan.

mercoledì 27 aprile 2011

Sally sono io

Io ci sono...

no, non è vero, non ci sei...

Tu diventi responsabile di ciò che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa


se vuoi davvero che la tua rosa fiorisca, la devi accudire, sempre, devi ascoltare quello che ti dice, devi ricordarti che ti dice che è in vacanza per una settimana e potrebbe vederti, devi ricordati che ti ha detto che è appena morta sua zia e che forse è strana per questo motivo, devi ricordarti che esiste e che ha bisogno di un cenno, ma non nei ritagli di tempo, trenta secondi prima di uscire, di corsa
devi pensarla e farle capire che è importante, se vuoi che sia tua, devi darle un cenno che la tua mano la sta proteggendo in un giorno di dolore
ma questo non rientra più nelle tue prerogative, non è più tua premura pensare alla tua rosa, la dai per scontata, ma va coltivata ogni giorno, per farle capire che per te conta.
se vuoi che la tua rosa ci sia sempre per te, sia sempre pronta a darti il suo calore e non le sue spine, devi innaffiarla, controllare che la terra in cui cresce sia umida e concimata, altrimenti appassisce
e se non puoi fare tutto questo, non puoi tenere la tua rosa, non è tua se non puoi averne cura

mercoledì 20 aprile 2011

Addomesticami

Ma se tu mi addomestichi la mia vita, sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla.




E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai
addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…"
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
" Per favore …..addomesticami", disse.

martedì 19 aprile 2011

Un'onda

Il mare è appena increspato, e piccole onde battono sulla riva sabbiosa.


Il signor Palomar è in piedi sulla riva e guarda un’onda. Non che egli sia assorto nella contemplazione delle onde. Non è assorto, perché sa bene quello che fa; vuole guardare un’onda e la guarda… Non sono le onde che lui intende guardare, ma un’onda singola e basta: volendo evitare sensazioni vaghe, egli si prefigge per ogni suo atto un oggetto limitato e preciso. Il signor Palomar vede spuntare un’onda in lontananza  crescere, avvicinarsi, cambiare di forma e di colore, avvolgersi su se stessa, rompersi, svanire, fluire. A questo punto potrebbe convincersi d’aver portato a termine l’operazione che s’era proposto e andarsene. Però isolare un’onda, separandola dall’onda che immediatamente la segue e pare la sospinga e talora la raggiunge e travolge, è molto difficile; così come separarla dall’onda che la prevede e che sembra trascinarsela dietro verso la riva… Insomma, non si può osservare un’onda senza tener conto degli aspetti complessi che concorrono a formarla e di quelli altrettanto complessi cui essa fa luogo…


Il signor Palomar ora cerca di limitare il suo campo d’osservazione; se egli tiene presente un quadrato diciamo di dieci metri di riva per dieci metri di mare, può  completare un inventario di tutti i movimenti d’onde che vi si ripetono con varia frequenza entro un dato intervallo di tempo. La difficoltà è fissare i confini di questo quadrato… Comunque il signor Palomar non si perde d’animo e ogni momento crede d’essere riuscito a vedere tutto quel che poteva vedere dal suo punto di osservazione, ma poi salta fuori sempre qualcosa di cui non aveva tenuto conto…

Italo Calvino, Lettura di un’onda, in Palomar, Einaudi

lunedì 18 aprile 2011

Fernando Pessoa

Ho avuto grandi ambizioni e sogni turgidi - ma i sogni li hanno avuti anche il garzone e la sartina, perché tutti sognano. Quello che distingue le persone le une dalle altre è la forza di farcela, o di lasciare che sia il destino a farla a noi.

Impulso

in questo istante, mentre sono incatenata contro la mia volontà a compiti che non mi appartengono, mentre mi ribello senza voce ad imposizioni che non hanno senso, penso a Voi, mio Sire e Padrone e mi urla il cuore, mi preme la voglia, il desiderio di Voi, di non pensare ad altri che a Voi e di urlarVi quelle parole che troppo spesso mi lascio dentro


io ti amo


e non c'è altro da aggiungere, nessuna foto, nessun'altra parola, solo questo sentimento che straborda, insieme ad altro, che lascia la scia, una doppia scia fatta delle stesse emozioni

domenica 17 aprile 2011

La tigre

Ancora una volta è un sms che  mi avvisa che ci sono buone probabilità di vedersi in serata. Questo vuole dire smettere subito di fumare, anche se non è ancora certo. Oggi è il primo giorno in cui sono in piedi dopo una brutta febbre. Le probabilità sembrano pochissime e per scaramanzia cerco di non pensarci, ma facendo la spesa non posso non comperare la frutta che tanto ama e che io amo farGli trovare pronta. È il mio modo per servirLo, per farLo sentire il mio Sire da onorare, per farGli un dono. Quando sono alla cassa arriva la quasi conferma… al 99% arrivo. C’è ancora quell’1% che non mi permette di esultare, ma intanto mi agito, mi permetto un  po’ di gioia dell’attesa.
Intanto il tempo passa e non arriva nessuna conferma, vacillo un po’. E poi finalmente la conferma, un turbine nel cuore, le farfalle nella pancia e… CAVOLO! Ho poco più di un’ora per prepararmi e questo mi mette un’ansia incredibile.
Doccia e tutto quanto annesso, preparare la camera con tutti i nostri giochi, preparare la frutta, un altro spuntino nel caso avesse fame e… respirare! E mi accorgo che non mi ha detto come mi vuole vestita. Chiedo velocemente quali siano gli ordini e procedo.
Un minuto prima dell’orario prestabilito sono pronta, con il fiatone. Per fortuna ha qualche minuto di ritardo.
Quando suona il campanello è ogni volta come una scossa elettrica fortissima. Ho pochi secondi per sistemare i cani e mettermi al mio posto, in ginocchio, collare e guinzaglio in mano pronti da porgerGli e oggi anche il frustino. I pochi minuti di attesa mi sembrano eterni e poi finalmente vedo le Sue scarpe varcare la soglia.
“Buona sera Padron Joe”, per la prima volta sento che non è solo un sussurro, la voce esce più chiara, sto imparando. Sento che si toglie la giacca, appoggia le borse e si avvicina. Gli porgo il collare e il guinzaglio e di nuovo il tempo si ferma, sono secondi lenti, le Sue mani intorno al mio collo e mentre tengo i miei capelli alzati, sento il Suo braccio che mi sfiora la guancia e vorrei appoggiar mici, sfiorarlo con la mia pelle ma resisto a questa forte tentazione e attendo gli ordini. Ho i brividi a quel semplice doloroso contatto.
“Hai freddo?”
“No, Padron Joe, non è freddo” e vorrei aggiungere che è solo tremore dal desiderio di poterLo toccare e abbracciare e dall’emozione di sentirLo preoccupato per me. Come quando l’aria era davvero fredda e mi mise  la Sua giacca sulle spalle e mi abbracciò. Un’altra emozione che resterà per sempre impressa in me.
Chinato su di me, mi sfiora un bacio e subito arrivano fortissimi i primi colpi con il frustino. Non riesco a non lamentarmi, i colpi sono davvero molto forti. Poi mi ordina di alzarmi. Avevo preparato come mi aveva ordinato il vassoio con i vari tipi di candele. Prende quella nel vasetto, la riconosco dal profumo e inizia a passarmela sul corpo. Sento il calore attraverso il vetro e mi fa sobbalzare. Non brucia, ma la tensione è talmente alta che sembra fuoco sulla pelle e attraverso il tessuto.
“Sai quali sono gli ordini”
“Sì Padron Joe, ho preparato il divano nello studio.”

Gli faccio strada, mentre mi guida con il guinzaglio stretto. Sono senza fiato quando mi conduce in questo modo. Lo invito ad accomodarsi, ma decide che non è ancora il momento. Mi fa sdraiare sul divano, e mi lascia lì un attimo in sospeso a cercare di capire cosa accadrà. Arrivano subito alcuni colpi a mano nuda e poi ancora con il frustino. Fa male, più del solito. Sento il sedere che brucia forte. Mi fa alzare con ordine perentorio, chinare ed è dentro di me. Forte, sicuro, forte! Esce da me con mio disappunto e mi fa mettere dritta, davanti al grande specchio e mi obbliga a guardarmi. Vedere la mia eccitazione sul mio volto già arruffato mi esalta ancora di più.
“Ora esegui gli ordini.”
Lo prego di accomodarsi sul divano, mi metto in ginocchio ai suoi piedi, prendo il foglio su cui avevo dovuto stampare la mail che gli avevo inviato e non trovo la forza per iniziare a leggere. Respiro più volte ma ancora mi sento bloccata. Sto per cedere, ma non voglio assolutamente deludere il mio Padrone e dal fondo di me stessa trovo la forza per iniziare a leggere, ma la mia voce è talmente debole che devo ricominciare. “Desiderio intenso e bruciante di Voi mio Sire.
Ho voglia di sentire le Vostre mani su di me, che mi stropicciano e mi invadono.
Ho voglia di attenderVi in ginocchio e porgerVi il collare per poi sentire la Vostra voglia su di me…”
In ogni istante vorrei smettere, mi imbarazza leggere quelle parole davanti a Lui, già non è stato facile scriverle.. ma sento la Sua mano sulla mia nuca, che mi accarezza e mi appoggio alla Sua gamba per trarre la forza che mi manca.
Finalmente arrivo alla fine e riesco di nuovo a guardarLo in volto. So che voleva di più da me e mi sento di non aver eseguito l’ordine in modo soddisfacente, ma il mio Padrone mi conosce e sa che anche solo essere arrivata fino a qui è un grande passo avanti nella mia crescita e mi fa i complimenti. Molto grata ricomincio a respirare.
Finalmente arriva l’ordine di spogliarLo. Quanto mi piace poterlo fare!
Passiamo in camera e sono subito Sua. Mi fa salire su di Lui e mi tiene ferma entrando e uscendo da me con foga tale da portarmi a chiedere in poco tempo di poter godere, piacere che mi viene concesso e mi libero con un urlo forte.
Un attimo di pausa ma poco, giusto il tempo di prendere un po’ di fiato ed essere sempre e ancora sopra di Lui. Ho qualcosa dentro però che sta venendo fuori. Lui inizia a mettere più forza e mi colpisce forte con il guinzaglio, il dolore ora è lancinante, ma resisto, non posso ribellarmi. Arriva un altro colpo sul fianco esposto e insieme all’urlo di dolore forte come non lo avevo mai provato, sento un ruggito dentro di me che sta per esplodere.
“Avanti, falla uscire la tigre!” anche Lui sta urlando. Vedo la Sua mano che sta per ripartire per darmi un’altra frustata e non resisto più, Gli blocco il polso, senza quasi accorgermi di quello che sto facendo. Sento che cerca di divincolarsi e allora Gli prendo entrambi i polsi fermandoli contro il materasso, come tante volte ha fatto Lui con me. Sono fuori di me, sento la tigre che Lui ha fatto rinascere che urla e capisco che posso farla uscire, che è quello che vuole. A questo punto non sono più io, c’è solo la tigre che tiene Lui sotto di sé e Gli urla “scopami”. Non c’è più la schiava in questo istante, non c’è il Padrone, ma solo la tigre che impara a mostrare la sua forza che improvvisamente irrompe devastante in un orgasmo preso e non implorato. È una sensazione indescrivibile. Erano anni e anni che non mi sentivo così forte eppure subito pronta a ritornare ai piedi del mio Padrone.
A questo punto è indispensabile una di quelle pause senza le quali non potrei essere Sua. Non solo per riprendere fiato, ma per la dolcezza di quei momenti.
Poi arriva l’ordine di mettermi prona, sdraiata a bordo del letto, mi mette la maschera sugli occhi ed è buio. Già questo basta per aumentare la tensione. Il buio non mi fa paura, perché sono nelle Sue mani, c’è tensione, curiosità e desiderio di essere all’altezza di quello che il mio Padrone ha in mente per me.
Arriva una sensazione stranissima, sulla testa, insopportabile. Non capisco cosa sia, ma è fastidio, solletico, no nemmeno quello è proprio qualcosa di non doloroso ma insopportabile per me. Cerco di resistere ma non mi riesce molto bene. Dalla testa passa al resto del corpo e diventa più facile, ma quando ritorna sulla mia testa non riesco proprio a celare quanto mi sia fastidioso.
Poi Lo sento dietro di me e capisco dai movimenti cosa sta per fare, sono talmente eccitata ancora da prima che i miei umori si sono sparsi ovunque e diventa facile per Lui prendermi da dietro. I Suoi colpi come sempre sono molto forti e profondi. Sento sotto di noi il letto che si muove, e dentro di me il caldo che ricomincia a salire. Impetuoso il piacere si fa di nuovo strada dentro di me, mentre Lui mi sfonda e ancora il frustino a colpirmi molto forte mentre mi penetra contemporaneamente davanti e dietro. E giochiamo con le nostre fantasie, ora non più difficili da tirar fuori anche a parole, per me così restia a parlare. I suoi potenti colpi mi sfondano e il mio orgasmo arriva di nuovo vicino. Chiedo il permesso di poter godere e con un urlo che precede il mio mi viene di nuovo concesso di godere.
Mi accascio quasi a sprofondare nel materasso, esausta e sfinita. Intorno a noi un lago, scherziamo sul fatto che non ci sia un angolo del lenzuolo, il Suo lenzuolo, un altro dei Suoi doni, rimasto asciutto… pare di stare in piscina!
Ogni volta rimango stupita di come Lui riesca ad unire piacere e dolore al punto di portarmi sempre ad avere molti orgasmi a distanza di poco tempo. Mi sento molto adolescente, il mio Padrone è meglio di una cura contro la vecchiaia.
Eppure non sono stanca, è come se non mi bastasse mai, non mi basta mai! In quelle ore che stiamo insieme è come se cercassi di prendere tutto quello che posso, per immagazzinarlo fino al nostro prossimo incontro. Lui mi prende in giro per questo. Mi piace quando mi prende in giro. Mi piace mostrarGli quanto mi fa impazzire, quanto ogni suo tocco, che sia sadico o più dolce, mi porti a volare alto e ad eccitarmi in modo indecente.
Ma mi manca sentire il Suo di piacere, il dono più grande, poterLo sentire godere della sua schiava.
“Cosa preferisci ora, che sia stronzo o sadico?”
“Non so cosa dirVi Padrone, forse sadico”
“Vuoi provare qualcosa di nuovo o qualcosa che conosci?”
Non riesco a decidermi, perché amo quando è sadico, vorrei dirGli che ancora non ha usato la cera, o le mollette, che mi piace da impazzire essere nelle Sue mani pronta ad obbedire e a sottomettermi ai Suoi desideri, ma la curiosità del nuovo vince.
Vedo un lampo nei Suoi occhi e capisco che sta per succedere qualcosa di speciale.

Mi allarga le gambe ed inizia a leccarmi senza sosta. Il piacere è forte e intenso, ma è anche una tortura. Non amavo questo e rimango un attimo come sconcertata, ma Lui è, semplicemente è! Ancora una volta, di nuovo, Lui può, Lui sa come farmi arrivare ad amare qualcosa che ricordavo in modo negativo da troppo tempo, ben sapendo che c’era un tempo in cui l’amavo. C’è qualcosa di così intimo nel sentire la Sua lingua che quasi mi spaventa. Ma è solo un attimo. So di non poter reagire, devo subire questa tortura che in pochissimo tempo diventa un fuoco che mi arde dentro. Cresce spudoratamente e il piacere si mischia al desiderio di scalciare e togliermi tanto è intenso. Ma Lui non me lo permette ed insieme alla Sua lingua arrivano le Sue dita che mi frugano dentro. Sono molto sensibile e a tratti è quasi dolore tanto è gonfio il mio clitoride e ancora una volta mi ritrovo ad implorare il permesso di godere, permesso che tarda un attimo ad arrivare e cerco un pizzico di lucidità per resistere fino a quando sento quell’ordine tanto atteso e posso permettermi di scalciare e urlare e godere nella sua bocca, che non si ferma e ora mi tortura.
È strana la sensazione di quasi vergogna nel godere in questo modo, perché è più forte e molto più intimo.
Finalmente ho il permesso di dedicarmi a Lui, mi ordina di leccarlo e mi guida nel conoscere quello che più Gli piace. Amo da impazzire poterLo leccare e succhiare e maledico il raffreddore che non mi permette di tenerlo fino in fondo a lungo. Vorrei non avere bisogno di respirare per poter soddisfare in ogni modo il mio Padrone. Come fossi leggerissima mi prende e mi gira di nuovo prona per farmi sfondare. Ora i suoi colpi sono tremendi, temo di non resistere alla Sua foga che mi fa sentire Sua. Vorrei urlare di sfondarmi ancora di più, ma i miei urli sotto i Suoi colpi non lasciano uscire parole.
“Girati!”
L’ordine che aspettavo, il mio dono supremo su di me, il getto sul mio volto ed io avida a cercare di non perderne nemmeno una goccia. Golosa e ingorda prendo il Suo orgasmo e finalmente mi sento totalmente appagata.
Crolliamo sfiniti senza nemmeno il fiato di parlare. Accucciata di fianco a Lui mi sento Regina e schiava del mio Padrone.
Quando la bufera si quieta posso servirLo offrendogli il cibo che ho preparato per Lui. Mi emoziona vedere che apprezza quanto ho preparato. Mi piace servirLo come una divinità e farGli trovare di che rifocillarsi. Io sono FORTUNATA, posso essere Sua in molti modi e questo è uno di quelli speciali. Sdraiata senza pudori della vecchia me stessa, non sento il desiderio di coprirmi ma solo quello di scoprirmi, parlando con Lui, chiacchierando e ridendo. Lui si nutre dei miei doni, i mi nutro di quello che mi passa dalla Sua bocca. Lamponi e mirtilli… si riempie la bocca e poi me ne passa alcuni. Hanno un sapore tutto diverso mangiati così! Grazie Padrone. Stiamo così per molto tempo, raccontandoci, ridendo… io che mi nutro di Lui e di quello che mi passa, ma soprattutto di Lui.
È banale ma in un attimo il tempo vola, come se ci venisse rubato. Lo seguo in bagno per servirLo ancora una volta scoprendo anche dettagli a me ancora ignoti… accanto a Lui mentre poi si lava Gli porgo poi i vestiti e mi appresto a trattenere la tristezza di vederLo andare via.
Arrivederci mio Sire  e Gli afferro la mano per baciarGliela, grata e devota, ricevo il Suo bacio e quella risata che sento arrivare dal Suo profondo che mi dice quanto sia unico. Il mio Padrone è un Uomo speciale ed io Gli sono grata per essere Sua.
Mentre riordino la stanza, sorrido alle emozioni, osservo il gran caos e poi mi corico, con il telefono sul comodino, aspettando di sentire che è arrivato a casa. Se potessi farGli un dono unico, Gli donerei il teletrasporto, ma non solo per poterlo vedere più spesso, ma perché non debba poi farsi tutta quella strada e quella fatica per rientrare.
Vostra schiava, profondamente Vostra, Sylvie

venerdì 15 aprile 2011

Milano - ultima parte

Avere l’onore di entrare così profondamente nel Suo privato è un dono oltre a tutti i doni che ho già ricevuto. Mi sento più spersa qui, non so cosa fare, dove mettermi, se posso respirare…


Chiedo a Lui cosa fare, e già questo è un altro limite superato, tanto che oramai ho perso il conto. Vorrei poter girare per casa Sua e assaporare ogni Suo angolo, come a poterLo conoscere ancora meglio, in quella parte che mi manca. Mi manda in sala, si siede e mi ordina di spogliarmi. Non mi sento in imbarazzo! E me ne stupisco. Come quella volta, la seconda volta che ci incontravamo, in cui ho sentito il bisogno di coprirmi mentre andava via perché avevo freddo, non perché fossi imbarazzata. Con Lui ho imparato subito a sentirmi a mio agio nuda, vulnerabile, ma non in imbarazzo. E ripenso a certi discorsi, di quando mi si diceva che uno degli ordini peggiori per una schiava è quello di spogliarsi davanti al suo Padrone, perché è umiliante ed è giusto che sia così. Con Lui non è così. Non di certo perché non ho il giusto rispetto per Lui, ma perché in poco tempo mi ha fatta crescere e mi ha insegnato quanto sia eccitante il mio corpo. 

Cosa è giusto allora? Umiliare la propria schiava o farla crescere nella devozione? Io la mia risposta ce l’ho. E di questo sarò sempre grata a Lui.
Nuda nel caldo accogliente della Sua casa, mi ordina di toglierGli le scarpe, le calze e baciarGli i piedi. Amo molto questo momento, mi sento di apprtenerGli totalmente in questo atto di devozione completa. È il mio uomo delle caverne che rientra dalla caccia ed io lo accudisco, con gioia, dedizione, amore, cura. Tutto si ferma in quel momento, non esiste altro che la schiava con il suo Padrone.

Poi lo spoglio completamente, anche in questo atto ci metto tutto il mio piacevole impegno, la gioia di servirLo. Vorrei quasi poter prolungare quel momento per ore, per metterci più cura possibile, ma il desiderio di quello che succederà dopo è talmente forte che non posso permettermelo.
Ogni volta che mi ritrovo con il Suo desiderio davanti alla faccia devo trattenermi per non iniziare subito ad avvolgerlo con le mie labbra. So che devo aspettare il Suo ordine, che per fortuna non tarda.
E in un attimo è dentro, mi invade, mi prende i capelli e mi spinge con forza, soffoco, trattengo i conati, e mi lascio guidare il più possibile, muovo la lingua, la giro, arrotondo le labbra e succhio, lecco, mi faccio scopare la bocca con il mio piacere che sale insieme al Suo.
Improvvisamente mi stacca con forza, mi ordina di alzarmi, di piegarmi, mi toglie l’ovetto che oramai con tutta l’eccitazione della giornata, fa fatica ad uscire e poi è dentro di me. 

Forte, violento, mi tiene a sé per i fianchi mentre mi penetra con tutta la forza e poi mi prende le braccia, mi tiene forte ai polsi e continua a prendermi con tutta la sua foga per poi fermarsi improvvisamente. Io ansimante, quasi cado, mi sorregge e mi fa andare in camera Sua.
La mia tensione è altissima, è tutto il giorno che mi tiene sulla corda, sempre eccitata, sempre ai Suoi ordini, improvvisi, in mezzo alla gente… e ora che siamo finalmente soli, posso abbandonarmi completamente a Lui!
Mi fa sdraiare sul letto, mi benda gli occhi e inizia a legarmi ai quattro angoli del letto. Amo la lentezza di questi momenti. Sento la corda che mi avvolge, è dolce la corda che stringe, poi lo scatto delle Sue mani ad allargarmi le gambe, anche la seconda caviglia è imprigionata. Lo sento muoversi attorno a me, spostare il materasso per far passare la corda, poi mi prendo il polso, lo tira verso l’angolo del letto e di nuovo la dolcezza della corda, la forza del suo mettermi in posizione. Finalmente anche l’altro polso è legato. C’è un attimo di eccitazione totale nel sentirmi così nelle Sue mani che mi fa impazzire. È talmente forte la consapevolezza di essere Sua, completamente a Sua disposizione, che il respiro diventa molto corto. È tensione, è magia, è eccitazione mentale e fisica!


Iniziano le torture, le Sue torture. Le Sue mani che mi stropicciano la carne quasi a volerla penetrare. Poi non sono più solo le Sue mani, iniziano i colpi. Non ci sono più, non esisto più, c’è solo Sylvie la Sua schiava e un primo orgasmo così potente da farmi quasi smettere di respirare. Le corde tirano forte mentre mi dimeno cercando di non farmi ulteriormente sopraffare da un’emozione trattenuta da molte ore. Ma il mio Padrone è accanto a me, mi stringe, mi rassicura, ma è talmente forte questo primo orgasmo che diventa quasi panico e subito mi libera dalle corde che mi stringono. E sono le sue braccia a stringermi per farmi sentire al sicuro come solo con Lui mi sento. Un attimo di pausa, posso godere del suo abbraccio che mi prende tutto fino all’anima, mentre intorno a noi già i segni del mio piacere si espandono.
E di nuovo ai Suoi ordini, supina, bendata, lo sento muoversi e cercare nello zaino i Suoi strumenti. Colpi diversi su di me, alcuni sono quasi insopportabili, altri sono quelli che conosco e amo del frustino. Scendono improvvisi su di me, sento il Suo braccio muoversi e mi aspetto il colpo che a volte arriva altre quasi più crudelmente, si ferma a mezz’aria. Essere bendata e non sapere cosa sta per succedere vuole dire affidarsi completamente, pronta a ricevere tutto quello che Lui desidera farmi provare. E ai colpi del frustino si aggiungono i Suoi colpi, mi penetra con la Sua forza, mi prende di nuovo le braccia, legandomi in altro modo e in poco tempo di nuovo la mia supplica: “Vi prego Padron Joe posso godere?”… qualche istante ancora e mi viene di nuovo concesso di abbandonarmi al piacere.
Esausta, mi affloscio nuovamente sul letto e mi concedo di starGli accanto. Mentre respiro come mi ha insegnato per riprendere fiato, la Sua dolcezza e la sua cura mi commuovono. In questi attimi i ruoli scompaiono, ma mai completamente. Va a prendere acqua per riprenderci e me la offre… a modo Suo. Lui è sopra di me e mi fa bere dalla Sua bocca. L’acqua diventa fonte di vita, la mia, offerta a Lui. Estremamente eccitante, mi ritrovo di nuovo ad avere i brividi. E di nuovo sono Sua, ancora una volta, mi prende con la sua forza e sento la cera sulla mia pelle, dolore e piacere si fondono, l’uno alimenta l’altro. Sentire le gocce brucianti cadere su di me, senza sapere dove e quante, quando si fermerà… è un’ubriacatura di sensazioni, forti, quanto è forte Lui dentro di me. Non resisto, con Lui proprio non resisto. Ogni volta che è dentro di me e mi sbatte con la Sua forza intensa e unica e mi lega le braccia dietro la schiena, io impazzisco, vorrei solo poter trasmettere a Lui quello che mi fa provare.

Più aumentano i Suoi colpi più mi sento totalmente Sua. E ancora una volta sento la mia voce soffocata implorare il permesso per esplodere. Incredula, soccombo ancora alle Sue torture liberando ancora quell’energia che continua a far crescere in me. E poi di nuovo è tutto calmo, con le mie braccia legate dietro dalla corda e le Sue braccia che mi legano in altro modo. Tutto si confonde nella mia mente, come se non ci fosse mai inizio e mai fine e come ora non distinguo i momenti di quegli attimi di fuoco, così allora non realizzo i Suoi ordini, li eseguo solo, per darGli piacere, leccando ogni Sua parte. Amo poterlo fare. Mi sento Sua, la Sua cagnolina che ubbidiente lo accudisce. Dentro la mia bocca sento il Suo piacere che cresce, mi invade totalmente, mi ingombra la bocca e mi riempie di gioia. 


Provo piacere nel sentire il Suo piacere e sapere che poi tutto quello che sto assaporando lo sentirò ancora altrove, dove più ama prendermi, mi eccita ancora di più. Vorrei potermi muovere e sentire che mi prende subito, ma devo aspettare e ubbidire. Sono fortunata, arriva presto il momento in cui mi ritrovo ancora sotto i suoi colpi, mi spaccano di nuovo, mi sento lacerata e di nuovo sento il calore che mi riempie e sale, sale,sale fino al cervello. Mi è ancora permesso di esplodere e finalmente ho anche l’onore di sentire il Suo piacere sfogarsi dentro di me.
In seguito il tempo scorre ad una velocità incredibile, le nostre parole esauste, la piccola sessione in bagno, riordinare e cominciare a guardare l’orologio, purtroppo, e senza accorgermi sono in bagno, continuando a parlare con naturalezza, a pulire gli oggetti che prima mi hanno invasa e torturata, senza pudori sciocchi…
E poi il momento che non manca mai, quello della dolcezza, questa volta davanti alla tele, con le fragole e il film in visione è particolarmente interessante… fa un effetto strano rivedermi in video e soprattutto accorgermi di fare un gran rumore!
Il suo braccio attorno al mio, affascinata da Lui, respiro ogni istante per inciderlo dentro di me, come prima Lui ha inciso me.
E stranamente siamo in ritardo, di corsa a radunare tutto, e di corsa fino in stazione. Poi sul marciapiede del binario, nemmeno Peynet sarebbe riuscito a rendere la scena tanto emozionante. Mi si strazia un po’ il cuore a partire da questo sogno di una giornata con Lui.
In treno cerco di trattenere le lacrime, nemmeno fosse un addio. Ma tanti sentimenti tutti assieme e vissuti così intensamente, oltre alle parole che mi accompagnano ancora durante il viaggio, mi fanno scendere qualche lacrima.
Un lampo e ricordo il libro che mi ha donato, sfacciatamente lo apro e lo leggo, sperando sempre che in dogana non mi chiedano di aprire la borsa che contiene i nostri giocattoli…
Una giornata intensa come un sogno, più vera di quanto abbia mai potuto immaginare.
Grazie mio Sire per avermi portata sul tetto del mondo e fatta sentire Regina davanti al mondo e Schiava solo per Voi, Ri Nascente!

Milano scusa stavo scherzando, luci a San Siro non le accenderanno più.

giovedì 14 aprile 2011

Milano - 3a parte

E mi imbarazza anche ricevere regali, poi proprio da Lui a cui vorrei donare tutto! So già che questo completo sarà il mio ulteriore talismano per affrontare i prossimi giorni. Sarà come averLo addosso, il mio scudo!
E poi di nuovo fuori, questa volta ai piedi del Duomo, che anche a guardarlo da sotto in su fa il suo effetto maestoso. C’è folla in giro, tanta gente e inizio a non sentirmi a mio agio. Ogni tanto partono le vibrazioni e mi sembra quasi di non resistere. L’eccitazione è molto forte, una complicità mai avuta prima mi fa sentire felice come una ragazzina. In fondo alla piazza troviamo due sposine cinesi, vicino ad una limousine rosa! Mi ordina di avvicinarmi per farmi una foto. E di nuovo le mie stupide angosce bussano furiosamente. Allontanarmi da Lui mi fa sentire persa, anche se solo di pochi passi. Sono molto tesa, più di quando mi fa altre foto… e mi picchierei da sola per queste mie reazioni ancora così tese e assurde. Poi continuiamo a camminare. Mi chiede come mi sento, quasi avesse sempre la spia accesa sulle mie emozioni. Confesso di non sentirmi a mio agio con tutta quella gente, che starei meglio se mi prendesse al guinzaglio per sentire la Sua protezione. Basta questo per farmi sparire l’ansia che stava salendo e potermi di nuovo godere la corsa per Milano dietro al mio Padrone, che ha un passo talmente spedito che quasi mi tocca correre per starGli dietro. Ma non mollo! Ad un certo punto incrociamo un mendicante, in ginocchio e ridendo guardo il mio Padrone, dicendoGli che avrei trovato un modo per potermi mettere anche in ginocchio in mezzo alla strada.


Amo la Sua risata, mi riempie il cuore di gioia immensa, è calda e profonda, mi fa vibrare e mi contagia. Amo sentirLo felice, amo la Sua voce, amo tutto di Lui, ma quando ride di gusto per le mie sciocchezze mi fa impazzire!
Arriviamo davanti a una libreria, sempre al guinzaglio. È una libreria piena di libri, sembra una cosa ovvia, ma sono accatastati ovunque, si fa fatica a camminare. Io amo i libri e senza accorgermene mi perdo ad osservarne alcuni, dimenticando di essere legata a Lui… ma ci vuole poco per ricordarmelo! La libreria si affolla, mi cede il guinzaglio, ma appena mi distraggo parte l’ovetto. Mentre mi guardo intorno, ho l’impressione di essere circondata da donne femministe e sorrido all’idea di essere schiava in mezzo a loro. 


Io che mentre parlo con il mio Padrone gli do del Voi anche in pubblico, Lui che mi comanda con uno sguardo, con una vibrazione, io che so che tra non molto sarò in ginocchio ai Suoi piedi, orgogliosa di starci e loro con quello sguardo altero, quasi schifato, mentre io cammino dietro di Lui. Ogni tanto qualche libro attira la mia attenzione, ma sembra che siano tutti messi lì apposta per avere un doppio senso o almeno un qualche riferimento. E scopriamo così piccoli dettagli di noi, sui nostri viaggio, in un discorso surreale e colto da qualche orecchio troppo vicino. E dentro rido, ma anche fuori. Mi piace questa complicità così intensa. Sono Sua schiava, per scelta mia. Il  mio Padrone è unico. Riesce a farmi mettere in ginocchio con un niente e allo stesso tempo mi riempie di doni, mi porta sul tetto del mondo, Regina verso gli altri. Quante donne normali possono dire altrettanto?
Io sempre dietro Lui, che sta cercando un libro particolare, scopro dopo molto particolare, e l’occhio mi cade su un libro con la copertina nera, “La sottomissione di Ludovica”. Glielo indico, sorridendo, Lui lo sfoglia e poi lo prende. Un altro dono, ancora un altro, per la sua schiava. Poi ne prende uno per sé, andiamo alla cassa e uscendo mi passa malamente il sacchetto con i libri, tra lo sguardo inorridito delle femministe. Io cerco di mantenere un atteggiamento seria, ma dentro sorrido, sono felice, non mi sento maltrattata, siamo nei nostri ruoli e solo noi sappiamo quanti e quali altri gesti ci sono tra di noi.



Ritorniamo a passo spedito verso l’auto, molto spedito… faccio molta fatica a stare al Suo passo, ho il fiato, qualche volta quasi inciampo, ma non mollo. Di nuovo in auto, mi lascio trasportare dalle emozioni, sono Sua, sono con Lui, in un piccolo grande sogno. A Sua disposizione, sempre in tensione per le emozioni, per l’ovetto, per il guinzaglio, per il semplice fatto di stare con Lui senza fretta, nel Suo mondo. Non so dire quale sia il dono più grande di questa giornata appena iniziata, sono troppi. Ogni respiro Gli appartiene, ogni Suo gesto è un ordine, ogni Suo gesto esprime un rispetto profondo verso la donna. Non ricordo quando è stata l’ultima volta che un uomo mi ha aperto la portiera dell’auto per farmi salire, forse è persino da troppo tempo che non lo permetto a nessuno, perché è molto più facile essere libera, forte, emancipata che essere schiava. Mettere la propria vita nelle mani di una Persona richiede una fiducia talmente grande e non solo nel Padrone, ma anche nel proprio essere profondo. Se non ti fidi di te stessa non puoi nemmeno fidarti di un’altra persona.
In mezzo al traffico milanese, mi ritrovo stordita, la mia Guida mi fa anche da cicerone. Da quanto tempo non permetto a qualcuno di guidarmi in giro? Sembrano dettagli, ma non lo sono. Solo a Lui permetto di entrare così dentro di me da conoscere il meglio e il peggio di me.
Arriviamo nei pressi del ristorante, e mi racconta aneddoti che mi fanno sorridere… Ancora una volta resto stupita della Sua scelta. Il locale è semplice con un fascino particolare. Agli altri tavoli uomini in giacca e cravatta molto alla moda, alle pareti quadri, fotografie, uno sguardo veloce, curioso, di una bambina che si ritrova in un luogo che non conosce, in atmosfere che non fanno parte del suo mondo.
Per il tempo del pranzo chiedo il permesso di togliere il guinzaglio, perché non riuscirei ad usare correttamente le posate tenendo la catena nascosta nel mio pugno. Ed è come se questo gesto sancisse una breve pausa. Sylvie si mette a cuccia ai piedi del Suo Padrone e attende, mentre quelle due persone chiacchierano liberamente, ma il “Voi” non scompare e ancora mi chiedo se qualcuno possa sentirci, i tavolo sono molto vicini uno all’altro. Ma non mi importa. Anzi, è di nuovo un gesto di complicità che ci unisce, oltre alle catene che già mi legano a Lui. E mi chiedo se ci sia qualcosa nel mio Padrone che io non ami profondamente. È piacevole e rilassante anche conversare liberamente con  Lui, spettegolare un po’, perché ora della fine i discorsi cadono sempre sullo stesso tema.
Faccio molta fatica a mangiare, ma mi obbligo. Non è solo l’agitazione continua che non mi lascia mai. Non sono più abituata a mangiare a pranzo, ma so di avere bisogno di un bel carico di energia per affrontare il seguito.
“Prendi il caffè?”
“No grazie, il caffè attira troppo la sigaretta”
Subito il Suo sguardo severo e quel dito minaccioso.
“No Padron Joe, lo sapete, obbedisco al Vostro ordine, il giorno che ci vediamo non fumo, anche se mi sembra di impazzire. Proprio per questo non prendo il caffè, sarebbe impossibile non fumare dopo”.
Ecco ho trovato l’unico lato negativo… il divieto di fumare per tutto il giorno quando Lo vedo. È talmente difficile che spesso penso di non farcela, ma un lecca-lecca diventa un buon surrogato!
Quando usciamo, inizia un po’ di ansia. Mai paura con Lui, in fondo la sessione è iniziata già da un pezzo, ma so che ora andremo a casa Sua. L’emozione è molto forte.

mercoledì 13 aprile 2011

Milano - 2a parte

Ogni tanto il traffico permette una distrazione e le Sue mani su di me a stropicciarmi, mi entrano dentro la carne, come a volermi possedere in modo ancora più totale. Un po’ fa male quando mi stropiccia tutta, ma è talmente piacevole, che il dolore scompare all’istante.
Che strano effetto, quante sensazioni diverse… sono la Sua schiava eppure mi fa sentire Grande Donna, anche se non so bene perché. Mi sento strana, la tigre si sta risvegliando. Un Suo cenno e lo sguardo si abbassa e questo gesto mi fa sentire di essere Sua, ogni istante di più. È molto bello sentirsi protetta, guidata, accudita,… io che devo sempre controllare tutto, che sono rustica e ho imparato a cavarmela sempre da sola… ora sono completamente nelle Sue mani, anche solo per il fatto che  è Lui a guidare, sembra sciocco, ma anche questa è una bella sensazione.
Quando trova parcheggio, mi prende con forza per i capelli, uno schiaffo, un carezza, un altro schiaffo e poi un bacio e io sono già in orbita. Così, in mezzo alla folla del centro… è inebriante!
Scendiamo e ci dirigiamo verso la galleria. Mi passa qualcosa nella mano, lo riconosco, è l’ovetto vibrante! Solo tenerlo in mano mi mette i brividi.
“Sai cos’è, vero?”
“Sì Padron Joe”
“Seguimi e cammina dietro di me”
Il mio Padrone ha un passo da bersagliere, di nuovo mi è difficile riuscire a tenere il suo ritmo, mi perderei volentieri tra le vetrine, tra la folla, ma è ancora meglio stare dietro a Lui. Mi prende in giro, dicendomi che mi porterà in un luogo degno di me, indicando Mac Donald’s. E io ci credo… riesci sempre a prendermi in giro. Intanto ho ancora l’ovetto in mano che ogni tanto inizia a vibrare e mi fa sussultare e questo mi preoccupa, visto che è solo nella mano, per ora.

Passiamo in un vicolo e poi entriamo in portone, un ascensore stretto e qualche secondo per approfittare della solitudine. Quando le porte si aprono, siamo in mezzo alla gente in un luogo pieno di leccornie. Seguo il mio Padrone e ci troviamo su una terrazza, ultimo piano della Rinascente. Sembra di poter toccare il Duomo con un dito talmente è vicino. 




Si vedono le guglie davanti al naso. È uno spettacolo indescrivibile. Un luogo molto elegante, già solo per la vista, sembra di stare sul tetto del mondo. Io sono rapita. Rapita da essere in un posto che mi ricorda un’altra vita, che non amavo e che ora sto risfiorando con piacere, rapita dalla Sua vicinanza, rapita da come mi fa sentire Regina in mezzo alla Milano bene per poi farmi abbassare lo sguardo con un minimo gesto. Dopo avere ordinato, mi sorride, con quello sguardo che mi fa impazzire, perché so che sta pensando a qualcosa di particolare e mi ordina di andare in bagno.
“Sai cosa devi fare”.
Sì che lo so, me lo aveva detto nei giorni precedenti che avrei dovuto infilare l’ovetto appena possibile. Mi accorgo solo ritornando dal bagno che per una volta ho attraversato la folla senza trattenere il respiro, ma a testa alta, semplicemente, con naturalezza.
Mi fa sedere di fianco a Lui e risale l’imbarazzo di non sapere cosa fare, cosa dire, come muovermi, dove cavolo mettere la borsetta che continua a cadere! Ma anche nelle piccole cose Lui è sempre presente, appoggia la mia borsa nel divanetto di fianco, iniziamo a parlare e parte anche la vibrazione. È come ricevere una leggera scossa elettrica, mi fa sobbalzare. Ad un tratto con un Suo gesto impercettibile mi ordina di abbassare lo sguardo, il mondo sparisce e l’istinto di mettermi in ginocchio è talmente forte, che solo qualche movimento intorno a noi, mi fa tornare alla realtà. Amo essere sottomessa al mio Padrone, ma trovo estremamente difficile conversare con lo sguardo abbassato. Mi è sempre stato insegnato di guardare negli occhi la persona con cui si parla. Gli comunico il mio imbarazzo e mi concede di guardarLo negli occhi mentre chiacchieriamo. Quando mi è concesso di perdermi nel Suo sguardo è uno di quei momenti in cui l’emozione ha dei picchi molto intensi. È come se mi fosse concesso di annegare dentro di Lui, al sicuro, protetta, accudita ed io mi sento ancora più Sua, al Suo servizio. Sento questo come un controsenso, ma è innegabile che ogni Suo piccolo gesto di dolcezza e protezione, mi rende più sottomessa, in modo “attivo”.
Il tempo scorre sempre in modo strano vicino a Lui anche perché sono gli unici momenti della mia vita in cui non ho il controllo di nulla, non devo pensare a nulla, mi devo solo affidare e lasciarmi condurre dal Suo volere. E ancora mi pare impossibile desiderare e amare tanto tutto questo.
C’è anche il tempo di ridere, per una canzone che gira come vecchio LP ai giri sbagliati e tanta emozione nell’essere sul tetto del mondo, quasi a toccare le più alte guglie del Duomo. Regina davanti al mondo, nessuno può immaginare che quello che porto al collo è un Collare, che sta manovrando un ovetto vibrante infilato dentro di me, che ho un guinzaglio al polso… da fuori sembriamo due persone normali, una donna fortunata, riempita di attenzioni da un uomo di altri tempi, galante e cortese, ma oltre tutto questo c’è il mio essere Sua schiava, pronta ad obbedire ai Suoi ordini, a servirlo con gioia.


Arriva l’ora dello shopping. Alla Regina viene ceduto il passo sulla scala mobile, la schiava cammina dietro di Lui, è un continuo saltare da un ruolo all’altro. Questa complicità mi inebria e mi distoglie un po’ dall’ansia di andare a cercare un vestito per me. Ancora non ho fatto pace con lo shopping. 


Ma Lui è lì con me, guarda, cerca, parla con le commesse stronze, sceglie. Un attimo di distrazione mia e parte la vibrazione, ancora… è una continua tortura. Mi infilo in camerino per provare il jeans e la maglietta che ha scelto per me. Sono molto belli, quasi eleganti. Ovviamente proprio nel momento in cui sono più nuda, la Sua testa si infila nel camerino. Non provo imbarazzo a mostrarmi mezza  nuda davanti a Lui, ma il pensiero che altri possano in qualche modo vedere mi imbarazza molto. Ma non solo, è un gioco parecchio eccitante!

lunedì 11 aprile 2011

Milano - 1a parte


Già ricevere un sms è sempre una festa e il bello è che su questo numero mi scrive quasi solo Lui, quindi non devo nemmeno sperare che sia Suo il messaggio. Ma è sabato, quindi mi concentro e spero...


ore 11.04.29 Martedì te la senti di venire a Milano?

Praticamente la sessione è iniziata in quel preciso istante, sabato alle ore 11.04.29 ed è finita... forse non è mai finita.

Una buona schiava deve saper trattenere l'euforia prorompente, almeno in apparenza. Una Regina non si mette a ballare per casa come se fosse posseduta... l'ho fatto, pensando "se me la sento???? ma anche se non fosse ancora passata la febbre, arriverei correndo!!!"
La mia risposta è stata un po' più contenuta. Ma da quel preciso momento era come se fossi già da Lui. 
I restanti giorni sono stati una dolce tortura. Cercavo di non pensarci troppo, per non immaginare qualcosa di cui non avevo nessuna idea. Ma un buon Padrone sadico e perverso non perde occasione per stuzzicare... ed è anche per questo che in ogni istante lo scelgo come mio Padrone!
Martedì finalmente arriva, notte quasi insonne e serata passata a preparare la borsa con tutto quello che mi aveva ordinato di portare... come se stessi partendo per un lungo viaggio e in fondo sapevo che lo sarebbe stato. Era la prima volta che andavo da Lui e che avremmo passato tanto tempo assieme. Non avevo idea dei dettagli, ma sapevo per certo che sarebbe stato un notevole passo avanti nel nostro rapporto.

Mentre mi preparo con tutta la cura possibile per essere alla sua altezza, il cuore batte fortissimo. Sono emozionata. Ho tante paure nella mia testa, di non essere all'altezza delle sue aspettative, di non riuscire ad essere come so che Lui desidera... tanto agitata che arrivo in stazione quasi un'ora prima della partenza del treno. Mi fermo a bere un caffè, dandomi poi della stupida perché il gusto del caffè attira automaticamente la sigaretta e quando sono con Lui non posso fumare. Mi distraggo e vado a cambiarmi.
Un reggiseno di pizzo nero, maglietta traforata, gonna leggerissima lunga, e autoreggenti, niente altro intimo e gli stivali che indossavo la prima volta che ci siamo incontrati.

Quando esco nell'aria fresca mi sento morire. Mi sento nuda. Ho paura e freddo. Cerco dentro di me la forza per andare in giro in quel modo, ma mi manca il respiro. 


Cerco il Suo aiuto, non posso farcela da sola. Lui è la mia Guida e poter sentire la Sua voce che mi  rassicura mi fa ritrovare la calma. 

Il viaggio è interminabile. Il treno è pieno di gente. Io vorrei solo scappare ed essere già vicino a Lui, protetta, al sicuro, a Sua disposizione. Passo il tempo immobile, quasi in trance ripetendomi che tra poco sarei stata con Lui. Nausea, forte, per il movimento del treno ma anche per l'emozione fortissima. Una parte di me prova quel senso di inadeguatezza che mi fa venire voglia di scappare, ma poi mi ricordo che sono Sua e la Sua schiava è Regina nel mondo! Torna la forza, la Sua, quella che mi tramanda ogni istante e vado di nuovo a cambiarmi, mi è stato concesso di indossare i miei jeans neri viste le temperature.

Mentre scendo dal treno, mi telefona, ma non capisco molto, la linea è disturbata. Panico. Dove vado? Lo aspetto? Mi metto in un posto preciso? Mentre cammino a testa alta scruto ogni volto con la stupidissima paura di non riconoscerLo. 


Poi tutto si ferma, è davvero come nei film, al rallentatore, Lo vedo, mi vede e tutto il resto sparisce dalla mia vista. Nessun suono se non la Sua voce... la mia è appena un sussurro. Gli porgo il guinzaglio da polso e poi non esisto più. Sono finalmente solo Sua. Ha un passo velocissimo, faccio fatica a starGli dietro. La gente è tutta frenetica, pare di attraversare un mare di squali, schivando ogni persona. Pensandoci ora mi ricorda le partite di football americano, quando l'attaccante parte schivando tutti gli avversari... ecco Lui era così, il mio attaccante, io la Sua palla.



All’improvviso si ferma e quasi Gli sbatto addosso. Mi afferra, mi stringe a sé e io sono in estasi. Ogni volta che le sue mani mi toccano, mi stritolano, mi accarezzano io mi trasformo, come se Lui mi plasmasse. Il tempo si dilata. Un bacio, uno schiaffo, una carezza e non c’è differenza, hanno tutti lo stesso effetto su di me, il desiderio di mettermi subito ai Suoi piedi.
Ma uno strattone al guinzaglio e subito mi riprendo e ricomincia la corsa. Tanto affanno.
Sono sempre ancora così imbarazzata i primi momenti con Lui. È come se ogni volta fosse la prima volta. Lo stesso tremore, le stesse ansie, il desiderio fortissimo di sentire la Sua approvazione…
Saliamo in auto, anzi mi fa salire in auto, e già potrei sciogliermi totalmente, mette la mia borsa nel baule, mi apre la portiera e corriamo nel traffico di questa città fremente, ma mai quanto me.