venerdì 10 giugno 2011

ho bisogno di vomitare un po' e questo è il posto migliore dove farlo e se proprio tu lo leggerai, ben venga!
dopo la mia decisione di chiudere, non ho sbandierato ai 4 venti il perchè. ne ho parlato solo con qualche amico di fiducia. ho preferito passare da stronza agli occhi del web, dove tu hai continuato a piangere per il tuo dolore immenso, falso quanto sei falso tu. nemmeno con te sono stata a dire il dettaglio di tutto quello che ho saputo. e non parlo di parole riportate. ho letto con i miei occhi! mah, prova un po' a chiederti anche tu chi è che ti sta attorno, quali persone sono degne di starti vicino proprio perchè uguali a te.
trovi che la mia sia calunnia? davvero? sei proprio sicuro? interessante, non sono avvocato ma direi che l'unico che ha agito in modo sporco qui sei tu.
tu come lo chiami andare da buona parte delle mie amiche e provarci in continuazione, ma non con la schiava, non sia mai detto, con la parte non schiava di lei... e già, perchè io ti avevo che era l'unica condizione che ti mettevo se mi volevi come tua schiava. essere l'unica schiava. davvero geniale tesoro. forse avresti dovuto studiare da avvocato, per quanto sei bravo a girare le cose a tuo favore.
a me non importa nulla chi sia stato a dirti quello che penso, fatto sta che è ovvio che ho riposto male la mia fiducia in qualcuno.
un consiglio, spassionato... ti servirebbe un bel quadernetto dove segnare tutte le cose che racconti e a chi, perchè per raccontarne tante di balle a tante persone, ci vuole una gran memoria. ma poi se lo scopre la tua compagna... non è prudente. vuoi dire che non ci sia un'app per queste cose? non posso credere che iphone non ci abbia pensato. oh ma forse il secondo numero privato che ti sei fatto non l'hai messo su un iphone, troppo caro. sarebbe invece stato intelligente, perchè sai, almeno se lo lasci per sbagli in giro, lei non capisce che è un altro telefono.
ah, scusa, un altro consiglio, bloccarmi con il tuo primo profilo non è stata un'idea geniale... scegli bene la tua schiava, deve essere imbranata con i pc e i cellulari, e poi è molto meglio che sia sposata, così ha poco tempo e te ne rimane parecchio per fare altro... ma ora sarai un vero master, dolce e duro, e quindi imporrai l'harem, dai! è la soluzione migliore. loro lo sanno, lo devono accettare, non ti rompono i coglioni con la fedeltà... è la soluzione perfetta.
tutto questo solo per dirti che quello che io ho saputo e rivelato a un paio di persone in cui credevo, lo sapevo da prima di dirtelo, te l'ho fatto in capire in tutti i modi gentili, ma eri troppo preso a tirarlo fuori...
buona vita, ma lasciami in pace per favore, basta mail di supplica e frasi da libro cuore... un po' di dignità, suvvia. sei pur sempre un master e un uomo. giusto?

Ancora sulla punizione

Io resto sulle mie convinzioni. Quando certi sentimenti li hai dentro, la miglior punizione è sapere di avere sbagliato, ed è anche peggio dell'assenza.
Con una punizione inflitta dal padrone, la schiava ancora una volta è passiva, subisce ed è quindi di nuovo del padrone.
Ma se lei sente nel profondo il dolore tragico dell'averlo deluso, non esiste punizione più intensa. Neppure l'assenza. Perchè anche negare la presenza è esserci. Perchè stai male da morire a non sentirlo, ma non ti attivi per rimediare e capire. Lui ti ha detto "questo non mi piace, non lo devi rifare, per farti capire non mi senti per una settimana". Cosa crei tu padrone? Solitudine, là dove dovevi essere il Maestro, colui che guida e sostiene. La schiava nelle migliori delle ipotesi, piange, urla si dispera, spettegole con le amiche su quanto sia stato crudele il padrone, troverà chi la sostiene e chi la sgrida e intanto il tempo passa, mentre lei con i ricordi e i messaggi vecchi va avanti fino alla fine della punizione. Pace fatta. Sempre se va bene, alla prossima uguale occasione, si ricorderà del silenzio e farà attenzione a non ripetere lo stesso sbaglio. Forse. Perchè magari ha invece bisogno di un qualche giorno di tregua, perchè magari è talmente masochista, che si cerca il dolore anche di questo tipo.




Quando una vera schiava, anzi quando io leggo nei suoi occhi non l'orgoglio ma la delusione, l'inferno si scatena. Non perchè temo la punizione. Ma nemmeno ci penso a una punizione. Non stiamo giocando al ruolo.L'unica cosa a cui penso è "cosa ho fatto, in cosa l'ho deluso, come posso fare per non arrivare a commettere lo stesso errore..." ma cerco anche di capire se lo reputo davvero un errore. E poi condivido con lui i miei sentimenti, per capire, per farmi speigare quello che non capisco. E mentre ne parliamo io elaboro, penso, capisco, soffro, vorrei morire. E tutto questo va avanti a lungo, giorni a pensare come mai non ho agito nel modo migliore per renderlo felice. Tutta questa elaborazione pesa più di un silenzio e di una frustata. E soprattutto mi rende consapevole e parte attiva nel modificare il mio comportamente al fine di migliorare.
La punizione mi ricorda tanto il concetto cattolico della confessione. Posso commettere peccato, tanto poi mi confesso, mi prendo i miei 10 Pater Noster e la cosa finisce lì.
Questo non è il mio concetto di apprendimento. Se non sbaglio, non posso imparare. Se  ho paura di sbagliare, non riuscirò mai a sentirmi serena e libera di fare di tutto per donarmi a lui.
Credo profondamente in tutto questo, fa parte di me.

giovedì 9 giugno 2011

Punizione

Il mio pensiero sul concetto di punizione è che sia un qualcosa di assurdo, nel vero senso della parola.
A me succede sempre di provare lo stesso turbinio di sentimenti nel momento in cui capisco di avere commesso un errore, di avere deluso qualcuno, di non corrispondere ad un'aspettativa. Mi lacero dentro. Provo un dolore talmente sconvolgente, da fare fatica immensa anche solo a respirare. È come se morissi. E non è un modo di dire. Se poi invece di trattarsi di una persona a cui semplicemente tengo, è il mio Padrone, tutto questo si amplifica.
Che senso ha infliggere una punizione fisica dopo tutto questo?
Che motivo usare i tot colpi di frusta per farmi pentire?
Basta quello sguardo, una parola detta, un accenno... ed io divento il nulla. E va avanti per giorni. E l'unico pensiero costante diventa come fare per evitare che accada di nuovo.

Dando per scontato che io sono masochista e che lui è sadico, come potrebbe essere punitivo il dolore? Certo l'intensità, il numero... Ma è come dire, sei stata brava ti faccio mangiare una pizza, sei stata cattiva ti faccio mangiare 10 pizze. Dove sta il nesso logico?
A me piace il dolore! Nei miei limiti temporanei, inflitto dal mio Padrone ovviamente. Quindi perché investire di negativo un qualcosa che ci fa sentire bene entrambi?
Creare tensione? Pensi forse che ci voglia qualcosa oltre a te, se ti ho scelto, per creare tensione? Pensi che ci voglia altro oltre ad una data e un orario per impazzire? E nei giorni tra una data e l'altra, pensi ci vogliano giochetti di minacce per farmi tremare l'anima e bagnare al punto di avere paura che si veda e si senta? Non ogni tanto, non quando ti sento.

C o s t a n t e m e n t e.


mercoledì 8 giugno 2011

Incipit

Amo gli incipit. Hanno dentro di sé una sorta di magia, sempre uguale nella loro intensità, eppure così diversi. Sono carichi di promesse. Quasi sempre le stesse. E tu ancora osservi, un po' spaventata, come quando eri bambini, sotto il lenzuolo a cercare di capire se le promesse delle prime righe saranno poi mantenute. Ma dentro lo sai che la probabilità di ritrovare quello sguardo sognante e rapito che ti regalano le prime righe è raro, tanto raro.


Ed è tanto piacevole lasciarsi cullare da quel "e se fosse" che vorresti restarci in quella carezza della speranza che nasce. Ineluttabile arriva anche il secondo capitolo. Arriva anche se non ci metti il titolo. Arriva anche se hai deciso di chiudere il libro per non restare deluso dal seguito. Arriva anche se vai a sbirciare il finale. Arriva anche se il finale te lo hanno già raccontato.

Quando leggi le prime parole di un libro nuovo, hai il sogno dentro. Di libri non adattati a te ne hai già letti troppi, ma anche quelli sono iniziati con parole che ti hanno fatto volare la mente dentro quei sogni che di notte non fai. 
E sono tante quelle parole, fiumi e mari, gocce e onde, semi e fiori. Già lo vedi arrivare il giardino, il parco, la  foresta. Ne immagini alcune piante, nate da quei semi. Alcune le hai già studiate e solo osservare la lobatura, vedi come sarà la pianta.
Ma inevitabilmente sai anche che quella pianta non verrà innaffiata con la stessa cura e attenzione. Sai che le pagine del tuo libro poi andranno avanti lentamente. Non ci sarà più il fiume in piena. Perchè le parole, sai, sono bastarde. Le puoi fare andare dove vuoi nella tua mente, e quando a loro ti sei abituato, quando oramai ne hai bisogno per vivere, loro non si fanno trovare, arrivano alla spicciolata, come una carezza attesa a lungo, un profumo che ti è rimasto nelle narici e poi si è nascosto nel cervello... ma lo sai bene, è sempre stato così in fondo.
L'incipt contiene tutte le promesse e le premesse che speri, ma le pagine degli altri capitoli contengono sempre meno dettagli, subentrano altri libri, altri racconti e la tua storia, inesorabilmente, ha un altro ritmo.
Eppure nell'inicpi c'era scritto che la trama sarebbe stata sempre serrata! C'è sempre scritto così, in fondo...


Intanto meglio mettere un segnalibro, perchè non ricordo a che punto ero arrivata a leggere... ah sì, quello in cui torna la normalità, il lettore è conquistato, l'autore è convinto che non se ne andrà, ma è molto più facile conquistare un nuovo lettore, che mantenere vivo l'interesso nel fan.

mercoledì 27 aprile 2011

Sally sono io

Io ci sono...

no, non è vero, non ci sei...

Tu diventi responsabile di ciò che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa


se vuoi davvero che la tua rosa fiorisca, la devi accudire, sempre, devi ascoltare quello che ti dice, devi ricordarti che ti dice che è in vacanza per una settimana e potrebbe vederti, devi ricordati che ti ha detto che è appena morta sua zia e che forse è strana per questo motivo, devi ricordarti che esiste e che ha bisogno di un cenno, ma non nei ritagli di tempo, trenta secondi prima di uscire, di corsa
devi pensarla e farle capire che è importante, se vuoi che sia tua, devi darle un cenno che la tua mano la sta proteggendo in un giorno di dolore
ma questo non rientra più nelle tue prerogative, non è più tua premura pensare alla tua rosa, la dai per scontata, ma va coltivata ogni giorno, per farle capire che per te conta.
se vuoi che la tua rosa ci sia sempre per te, sia sempre pronta a darti il suo calore e non le sue spine, devi innaffiarla, controllare che la terra in cui cresce sia umida e concimata, altrimenti appassisce
e se non puoi fare tutto questo, non puoi tenere la tua rosa, non è tua se non puoi averne cura

mercoledì 20 aprile 2011

Addomesticami

Ma se tu mi addomestichi la mia vita, sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla.




E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai
addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…"
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
" Per favore …..addomesticami", disse.