giovedì 14 aprile 2011

Milano - 3a parte

E mi imbarazza anche ricevere regali, poi proprio da Lui a cui vorrei donare tutto! So già che questo completo sarà il mio ulteriore talismano per affrontare i prossimi giorni. Sarà come averLo addosso, il mio scudo!
E poi di nuovo fuori, questa volta ai piedi del Duomo, che anche a guardarlo da sotto in su fa il suo effetto maestoso. C’è folla in giro, tanta gente e inizio a non sentirmi a mio agio. Ogni tanto partono le vibrazioni e mi sembra quasi di non resistere. L’eccitazione è molto forte, una complicità mai avuta prima mi fa sentire felice come una ragazzina. In fondo alla piazza troviamo due sposine cinesi, vicino ad una limousine rosa! Mi ordina di avvicinarmi per farmi una foto. E di nuovo le mie stupide angosce bussano furiosamente. Allontanarmi da Lui mi fa sentire persa, anche se solo di pochi passi. Sono molto tesa, più di quando mi fa altre foto… e mi picchierei da sola per queste mie reazioni ancora così tese e assurde. Poi continuiamo a camminare. Mi chiede come mi sento, quasi avesse sempre la spia accesa sulle mie emozioni. Confesso di non sentirmi a mio agio con tutta quella gente, che starei meglio se mi prendesse al guinzaglio per sentire la Sua protezione. Basta questo per farmi sparire l’ansia che stava salendo e potermi di nuovo godere la corsa per Milano dietro al mio Padrone, che ha un passo talmente spedito che quasi mi tocca correre per starGli dietro. Ma non mollo! Ad un certo punto incrociamo un mendicante, in ginocchio e ridendo guardo il mio Padrone, dicendoGli che avrei trovato un modo per potermi mettere anche in ginocchio in mezzo alla strada.


Amo la Sua risata, mi riempie il cuore di gioia immensa, è calda e profonda, mi fa vibrare e mi contagia. Amo sentirLo felice, amo la Sua voce, amo tutto di Lui, ma quando ride di gusto per le mie sciocchezze mi fa impazzire!
Arriviamo davanti a una libreria, sempre al guinzaglio. È una libreria piena di libri, sembra una cosa ovvia, ma sono accatastati ovunque, si fa fatica a camminare. Io amo i libri e senza accorgermene mi perdo ad osservarne alcuni, dimenticando di essere legata a Lui… ma ci vuole poco per ricordarmelo! La libreria si affolla, mi cede il guinzaglio, ma appena mi distraggo parte l’ovetto. Mentre mi guardo intorno, ho l’impressione di essere circondata da donne femministe e sorrido all’idea di essere schiava in mezzo a loro. 


Io che mentre parlo con il mio Padrone gli do del Voi anche in pubblico, Lui che mi comanda con uno sguardo, con una vibrazione, io che so che tra non molto sarò in ginocchio ai Suoi piedi, orgogliosa di starci e loro con quello sguardo altero, quasi schifato, mentre io cammino dietro di Lui. Ogni tanto qualche libro attira la mia attenzione, ma sembra che siano tutti messi lì apposta per avere un doppio senso o almeno un qualche riferimento. E scopriamo così piccoli dettagli di noi, sui nostri viaggio, in un discorso surreale e colto da qualche orecchio troppo vicino. E dentro rido, ma anche fuori. Mi piace questa complicità così intensa. Sono Sua schiava, per scelta mia. Il  mio Padrone è unico. Riesce a farmi mettere in ginocchio con un niente e allo stesso tempo mi riempie di doni, mi porta sul tetto del mondo, Regina verso gli altri. Quante donne normali possono dire altrettanto?
Io sempre dietro Lui, che sta cercando un libro particolare, scopro dopo molto particolare, e l’occhio mi cade su un libro con la copertina nera, “La sottomissione di Ludovica”. Glielo indico, sorridendo, Lui lo sfoglia e poi lo prende. Un altro dono, ancora un altro, per la sua schiava. Poi ne prende uno per sé, andiamo alla cassa e uscendo mi passa malamente il sacchetto con i libri, tra lo sguardo inorridito delle femministe. Io cerco di mantenere un atteggiamento seria, ma dentro sorrido, sono felice, non mi sento maltrattata, siamo nei nostri ruoli e solo noi sappiamo quanti e quali altri gesti ci sono tra di noi.



Ritorniamo a passo spedito verso l’auto, molto spedito… faccio molta fatica a stare al Suo passo, ho il fiato, qualche volta quasi inciampo, ma non mollo. Di nuovo in auto, mi lascio trasportare dalle emozioni, sono Sua, sono con Lui, in un piccolo grande sogno. A Sua disposizione, sempre in tensione per le emozioni, per l’ovetto, per il guinzaglio, per il semplice fatto di stare con Lui senza fretta, nel Suo mondo. Non so dire quale sia il dono più grande di questa giornata appena iniziata, sono troppi. Ogni respiro Gli appartiene, ogni Suo gesto è un ordine, ogni Suo gesto esprime un rispetto profondo verso la donna. Non ricordo quando è stata l’ultima volta che un uomo mi ha aperto la portiera dell’auto per farmi salire, forse è persino da troppo tempo che non lo permetto a nessuno, perché è molto più facile essere libera, forte, emancipata che essere schiava. Mettere la propria vita nelle mani di una Persona richiede una fiducia talmente grande e non solo nel Padrone, ma anche nel proprio essere profondo. Se non ti fidi di te stessa non puoi nemmeno fidarti di un’altra persona.
In mezzo al traffico milanese, mi ritrovo stordita, la mia Guida mi fa anche da cicerone. Da quanto tempo non permetto a qualcuno di guidarmi in giro? Sembrano dettagli, ma non lo sono. Solo a Lui permetto di entrare così dentro di me da conoscere il meglio e il peggio di me.
Arriviamo nei pressi del ristorante, e mi racconta aneddoti che mi fanno sorridere… Ancora una volta resto stupita della Sua scelta. Il locale è semplice con un fascino particolare. Agli altri tavoli uomini in giacca e cravatta molto alla moda, alle pareti quadri, fotografie, uno sguardo veloce, curioso, di una bambina che si ritrova in un luogo che non conosce, in atmosfere che non fanno parte del suo mondo.
Per il tempo del pranzo chiedo il permesso di togliere il guinzaglio, perché non riuscirei ad usare correttamente le posate tenendo la catena nascosta nel mio pugno. Ed è come se questo gesto sancisse una breve pausa. Sylvie si mette a cuccia ai piedi del Suo Padrone e attende, mentre quelle due persone chiacchierano liberamente, ma il “Voi” non scompare e ancora mi chiedo se qualcuno possa sentirci, i tavolo sono molto vicini uno all’altro. Ma non mi importa. Anzi, è di nuovo un gesto di complicità che ci unisce, oltre alle catene che già mi legano a Lui. E mi chiedo se ci sia qualcosa nel mio Padrone che io non ami profondamente. È piacevole e rilassante anche conversare liberamente con  Lui, spettegolare un po’, perché ora della fine i discorsi cadono sempre sullo stesso tema.
Faccio molta fatica a mangiare, ma mi obbligo. Non è solo l’agitazione continua che non mi lascia mai. Non sono più abituata a mangiare a pranzo, ma so di avere bisogno di un bel carico di energia per affrontare il seguito.
“Prendi il caffè?”
“No grazie, il caffè attira troppo la sigaretta”
Subito il Suo sguardo severo e quel dito minaccioso.
“No Padron Joe, lo sapete, obbedisco al Vostro ordine, il giorno che ci vediamo non fumo, anche se mi sembra di impazzire. Proprio per questo non prendo il caffè, sarebbe impossibile non fumare dopo”.
Ecco ho trovato l’unico lato negativo… il divieto di fumare per tutto il giorno quando Lo vedo. È talmente difficile che spesso penso di non farcela, ma un lecca-lecca diventa un buon surrogato!
Quando usciamo, inizia un po’ di ansia. Mai paura con Lui, in fondo la sessione è iniziata già da un pezzo, ma so che ora andremo a casa Sua. L’emozione è molto forte.

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