Il mare è appena increspato, e piccole onde battono sulla riva sabbiosa.
Il signor Palomar è in piedi sulla riva e guarda un’onda. Non che egli sia assorto nella contemplazione delle onde. Non è assorto, perché sa bene quello che fa; vuole guardare un’onda e la guarda… Non sono le onde che lui intende guardare, ma un’onda singola e basta: volendo evitare sensazioni vaghe, egli si prefigge per ogni suo atto un oggetto limitato e preciso. Il signor Palomar vede spuntare un’onda in lontananza crescere, avvicinarsi, cambiare di forma e di colore, avvolgersi su se stessa, rompersi, svanire, fluire. A questo punto potrebbe convincersi d’aver portato a termine l’operazione che s’era proposto e andarsene. Però isolare un’onda, separandola dall’onda che immediatamente la segue e pare la sospinga e talora la raggiunge e travolge, è molto difficile; così come separarla dall’onda che la prevede e che sembra trascinarsela dietro verso la riva… Insomma, non si può osservare un’onda senza tener conto degli aspetti complessi che concorrono a formarla e di quelli altrettanto complessi cui essa fa luogo…
Italo Calvino, Lettura di un’onda, in Palomar, Einaudi
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