martedì 19 aprile 2011

Un'onda

Il mare è appena increspato, e piccole onde battono sulla riva sabbiosa.


Il signor Palomar è in piedi sulla riva e guarda un’onda. Non che egli sia assorto nella contemplazione delle onde. Non è assorto, perché sa bene quello che fa; vuole guardare un’onda e la guarda… Non sono le onde che lui intende guardare, ma un’onda singola e basta: volendo evitare sensazioni vaghe, egli si prefigge per ogni suo atto un oggetto limitato e preciso. Il signor Palomar vede spuntare un’onda in lontananza  crescere, avvicinarsi, cambiare di forma e di colore, avvolgersi su se stessa, rompersi, svanire, fluire. A questo punto potrebbe convincersi d’aver portato a termine l’operazione che s’era proposto e andarsene. Però isolare un’onda, separandola dall’onda che immediatamente la segue e pare la sospinga e talora la raggiunge e travolge, è molto difficile; così come separarla dall’onda che la prevede e che sembra trascinarsela dietro verso la riva… Insomma, non si può osservare un’onda senza tener conto degli aspetti complessi che concorrono a formarla e di quelli altrettanto complessi cui essa fa luogo…


Il signor Palomar ora cerca di limitare il suo campo d’osservazione; se egli tiene presente un quadrato diciamo di dieci metri di riva per dieci metri di mare, può  completare un inventario di tutti i movimenti d’onde che vi si ripetono con varia frequenza entro un dato intervallo di tempo. La difficoltà è fissare i confini di questo quadrato… Comunque il signor Palomar non si perde d’animo e ogni momento crede d’essere riuscito a vedere tutto quel che poteva vedere dal suo punto di osservazione, ma poi salta fuori sempre qualcosa di cui non aveva tenuto conto…

Italo Calvino, Lettura di un’onda, in Palomar, Einaudi

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